Il 21 ottobre 1895 suor Teresa di Gesù Bambino compone per la sorella Celina, dietro sua richiesta, una poesia dal titolo Gesù mio Amato, ricorda! È il “poema cristologico” della santa lexoviense, nel quale ad un certo punto canta:
«Nei celesti affari sagace rendimi, / dammi i segreti ascosi nel Vangelo. / Ah, questo libro d’oro / è il mio più gran tesoro, / ricorda!» (P 24,12)[1].
In effetti, la poesia sviluppa una meditazione sulla vita di Gesù prendendo come fonte i racconti evangelici. La medesima dinamica la ritroviamo nel cosiddetto “poema mariano”, intitolato Perché t’amo Maria e composto nel mese di maggio del 1897, poco prima della sua morte. La santa si prefigge di contemplare la vita reale della Vergine, così come le viene offerta sobriamente dai Vangeli:
«La vita tua nel Vangelo santo medito, / osando guardarti ed accostarmi a te. / Non m’è difficile credermi tua figlia: / mortale e dolente come me ti vedo» (P 54,2).
Del resto è noto il disappunto riguardo le predicazioni mariane del suo tempo manifestato da Teresa a Madre Agnese di Gesù, sua sorella Paolina, e da questa trascritto nel proprio taccuino, il cosiddetto “Quaderno Giallo”:
«Perché una predica sulla Santa Vergine mi piaccia e mi faccia del bene, bisogna che veda la sua vita reale, non supposizioni sulla sua vita; e sono sicura che la sua vita reale doveva essere semplicissima. La presentano inavvicinabile, bisognerebbe mostrarla imitabile, fare risaltare le sue virtù, dire che viveva di fede come noi, darne le prove con il Vangelo, dove leggiamo: “Non capirono ciò che diceva loro”. E quest’altra non meno misteriosa: “I suoi genitori erano ammirati di ciò che si diceva di lui”» (QG 21.8.3*).
Questi testi sarebbero già sufficienti per mostrare con quanta serietà la carmelitana di Lisieux si accosti alla Parola di Dio. Un approccio che sembra in qualche modo anticipare il Concilio Vaticano II e che lascia stupiti se si considera che la santa era priva di una solida formazione scritturistica e teologica e che con molta probabilità non ha mai avuto tra le mani una Bibbia integrale.
Commentando un versetto del Cantico dei Cantici, che poteva leggere nella seguente versione: “Attirami, noi correremo all'effluvio dei tuoi profumi” (Ct 1,4), Teresa scrive:
«Madre diletta, ora vorrei dirle cosa intendo per effluvio dei profumi dell’Amato. Poiché Gesù è risalito al Cielo, io posso seguirlo solo seguendo le tracce che ha lasciato, ma come sono luminose queste tracce, come sono profumate! Appena getto lo sguardo nel Santo Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre» (MsC 36v).
Anche in questo caso la giovane carmelitana è di una sorprendente attualità, ricordandoci che il soffermarsi su di una pagina evangelica equivale a porsi in attento ascolto del Maestro che mi parla in questa circostanza concreta in cui mi sto trovando: «Mi sembra che la parola di Gesù sia Lui stesso» (LT 165), aveva scritto qualche anno prima alla sorella Celina. Da notare che la santa scrive questa riflessione a matita, in quanto oramai minata dalla tubercolosi e talmente priva di forze da non essere più in grado di intingere l’inchiostro: si tratta dunque di una sorta di testamento spirituale, che ci lascia tra le ultime righe del suo manoscritto autobiografico.
Già dai pochi brani che abbiamo citato si può cogliere la grande familiarità di S. Teresa di Gesù Bambino con la Scrittura: crediamo che ciò non si possa improvvisare, ci sembra piuttosto il frutto di una perversante frequentazione dei quei testi biblici a cui aveva accesso. Lei stessa ci orienta su questa linea:
«è soprattutto il Vangelo che mi intrattiene durante le orazioni, in esso trovo tutto ciò che è necessario alla mia povera piccola anima. Vi scopro sempre nuove luci, significati nascosti e misteriosi» (Ms A 83v).
La Sacra Scrittura, e in particolare il Vangelo, è dunque la principale fonte a cui Teresa attinge durante il tempo della preghiera silenziosa: se ne serve «in modo spontaneo, poco scientifico a volte per la sensibilità di noi moderni, ma infallibile per la sua fede nella presenza di una Persona che le parla»[2]. E «anche quando l’esegesi particolare lascia perplessi, la lettura allegorica, personalizzata, adattata e libera dei testi, non si discosta dal senso globale della Bibbia»[3]. Davanti alla Sacra Pagina la carmelitana molto spesso concentra la propria attenzione sulla parola che in quel particolare momento viene a saziare la sua sete, come nel caso della scoperta del suo “posto” nella Chiesa durante la meditazione dei capitoli 12 e 13 della Prima Lettera ai Corinzi:
«l’Apostolo spiega come tutti i doni più perfetti non sono niente senza l’Amore… Che la Carità è la via eccellente che conduce sicuramente a Dio. Finalmente avevo trovato il riposo! (…) La Carità mi diede la chiave della mia vocazione» (Ms B 3v).
Oppure, in linea con la tradizione monastica, “rumina” quella parola di cui si è nutrita, come lascia trasparire il racconto della sua seconda comunione eucaristica:
«che dolce ricordo ho serbato di quella seconda visita di Gesù! Le lacrime mi sgorgarono ancora con ineffabile dolcezza; ripetevo continuamente a me stessa queste parole di San Paolo: “Non sono più io che vivo, è Gesù che vive in me!...”» (Ms A 36r).
Com'è noto, la vita di preghiera di S. Teresa di Gesù Bambino è stata molto spesso segnata dall'aridità, come lei stessa dichiara nel manoscritto autobiografico parlando, ad esempio, del ritiro in preparazione alla professione religiosa: «invece di portarmi consolazioni, l’aridità più assoluta e quasi l’abbandono furono la mia sorte. Gesù dormiva come sempre nella mia piccola navicella» (Ms A 75v). E continua poco dopo: «dovrei sentirmi desolata perché dormo (da 7 anni) durante le mie orazioni e i miei ringraziamenti» (Ms A 75v). Tale difficoltà ha riguardato, a volte, anche la sua relazione con i testi biblici, come confida alla sorella Celina nella lettera del 7 luglio 1894 commentando una pericope del Cantico dei Cantici (cf. Ct 6,11-12):
«Non so se sei ancora nella stessa disposizione di spirito dell’altro giorno, ma ti citerò lo stesso un passo del Cantico dei Cantici, che esprime perfettamente cosa è un’anima immersa nell'aridità e che nulla riesce a rallegrare né consolare: “Sono scesa nel giardino dei noci, per vedere i frutti della valle, per osservare se la vigna fosse fiorita e se i melograni fossero cresciuti. Non ho più saputo dove fossi… La mia anima è stata tutta sconvolta a causa dei carri di Aminadab” (cap, VI, vv. 10-11). È proprio questa l’immagine delle nostre anime: spesso noi scendiamo nelle fertili vallate in cui il nostro cuore ama nutrirsi, il vasto campo delle Scritture che tante volte si è aperto dinanzi a noi per prodigare a nostro favore i suoi ricchi tesori, e questo vasto campo ci sembra essere un deserto arido e senz'acqua… Non sappiamo più neppure dove siamo: nel luogo della pace, della luce non troviamo che il turbamento o, quanto meno, le tenebre. Ma, come la sposa, sappiamo la causa della nostra prova. La nostra anima è turbata a causa dei carri di Aminadab!... Non siamo ancora nella nostra Patria e la prova deve purificarci come l’oro nel crogiuolo» (LT 165).
Anche nei momenti di maggiore difficoltà, la Scrittura rimane comunque il pilastro della sua vita spirituale. Teresa lo afferma chiaramente, durante la permanenza nell'infermeria del monastero, in una conversazione con Madre Agnese di Gesù, che si premura di annotarla nel suo “Quaderno Giallo”:
«Le avevo parlato di certe pratiche di devozione e di perfezione consigliate dai santi e che mi scoraggiavano.
Per me non trovo più niente nei libri, se non nel Vangelo. Questo libro mi basta. Ascolto con delizia questa parola di Gesù che mi dice tutto ciò che devo fare: “Imparate da me che sono dolce ed umile di cuore”; allora ho la pace, secondo la sua dolce promessa…. “e troverete il riposo delle vostre anime”» (QG 15.5.3).
La centralità della Scrittura nella vita della santa si evince anche dalla sua scelta di crearsi una sorta di Vangelo tascabile. Dal Manuale del Cristiano, un testo a sua disposizione, aveva infatti staccato le pagine dei quattro Vangeli, facendoli rilegare in un fascicolo. Portandolo sempre con sé, poteva consultarlo e meditarne le pagine ogni volta che lo desiderava[4].
Gli stessi assi portanti della dottrina spirituale di Teresa - quali ad esempio la “piccola via”, la sua “vocazione” all’interno della Chiesa, corpo mistico di Cristo, la sua devozione al Santo Volto – sono frutto di intuizioni ricavate dalla frequentazione della Scrittura. Il testo sacro illumina, comunque, la carmelitana anche nella quotidianità più ordinaria, come lei stessa confida nel manoscritto autobiografico:
«Gesù non ha affatto bisogno di libri, né di dottori per istruire le anime; Dottore dei dottori, Egli insegna senza rumor di parole. Mai l’ho udito parlare, ma sento che Egli è in me, ad ogni istante mi guida, mi ispira quello che devo dire o fare. Scopro, proprio nel momento in cui ne ho bisogno, delle luci che non avevo ancora visto: il più delle volte non è durante le orazioni che sono più abbondanti, ma piuttosto tra le occupazioni della giornata» (Ms A 83v).
Ci limitiamo, al riguardo, a riportare due esempi tratti dalla sua corrispondenza. Il 15 agosto 1892 scrive alla sorellina Celina: «Ultimamente mi è venuto un pensiero che ho bisogno di dire alla mia Celina. Un giorno, in cui pensavo a ciò che potevo fare per salvare le anime, una parola del Vangelo mi ha mostrato una luce viva» (LT 135). La santa continua quindi la sua riflessione sulle pericopi evangeliche di Gv 4,35 e Mt 9,37-38, per poi concludere scorgendo nel cosiddetto “apostolato della preghiera” la missione principale della carmelitana: «Gesù ha per noi un amore così incomprensibile da volere che noi prendiamo parte con lui alla salvezza delle anime. Egli non vuol far nulla senza di noi. Il creatore dell’universo aspetta la preghiera di una povera piccola anima per salvare le altre anime riscattate come lei al prezzo di tutto il suo sangue» (LT 135).
Il secondo esempio lo ricaviamo dalla lettera del 28 maggio 1897, indirizzata a Madre Agnese di Gesù, la quale aveva mosso una forte obiezione davanti alla richiesta rivolta con insistenza da una consorella a suor Teresa di Gesù Bambino, già molto malata e fisicamente spossata[5]. Rifacendosi all’icona evangelica dell’adultera perdonata (cf. Gv 8,1-11) la santa scrive quanto segue:
«Rientrando in cella, mi chiedevo cosa pensasse Gesù di me. Subito mi sono ricordata di quelle parole che un giorno rivolse alla donna adultera: “Qualcuno ti ha condannata?...” e io, con le lacrime agli occhi, gli ho risposto: “Nessuno, Signore! Né la mia piccola Madre, immagine della vostra tenerezza, né la mia Suor San Giovanni B., immagine della vostra giustizia! E sento proprio che posso andare in pace, perché neppure voi mi condannerete!” (…) Mi fa tanto bene vedere che Gesù è sempre così dolce, così tenero verso di me!» (LT 230).
Teresa di Lisieux, proclamata Dottore della Chiesa da S. Giovanni Paolo II, con la sua dottrina e la sua esperienza spirituale ci insegna dunque a crescere nella conoscenza del mistero di Cristo mediante l’ascolto obbediente della sua Parola. Ce lo ricorda anche Papa Francesco nella sua recente esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, Gaudete et exsultate:
«Per ogni discepolo è indispensabile stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui, imparare sempre. Se non ascoltiamo, tutte le nostre parole saranno rumori che non servono a niente. (…) La lettura orante della Parola di Dio, più dolce del miele (cfr Sal 119,103) e “spada a doppio taglio” (Eb 4,12) ci permette di rimanere in ascolto del Maestro affinché sia lampada per i nostri passi, luce sul nostro cammino (cfr Sal 119,105)» (nn. 150 e 156).
p. Giampiero Molinari, O. Carm.
[1] Citiamo i testi della santa servendoci della seguente opera: S. Teresa di Gesù Bambino, Opere complete. Scritti e ultime parole, LEV- Edizioni OCD, Città del Vaticano-Roma 1997. Utilizziamo le consuete abbreviazioni: Ms A, B, C: Manoscritti autobiografici A,B,C; LT: Lettere; P: Poesie; QG: Quaderno Giallo.
[2] P. Mostarda, Nella prova come nella gioia. Esperienza, dottrina e pedagogia della preghiera in santa Teresa di Gesù Bambino, Edizioni OCD, Roma 20082, 89.
[3] Ibidem, 89.
[4] Cf. P. Descouvemont – H. N. Loose, Teresa e Lisieux, LEV, Città del Vaticano 1995, 259. Nella medesima pagina è riprodotto il Vangelo tascabile usato dalla santa.
[5] Cf. S. Teresa di Gesù Bambino, Opere complete, 1338.