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Sulle orme di Tito Brandsma

Immagine del redattore: Matteo AntolliniMatteo Antollini

Aggiornamento: 26 feb 2019



Quale Grazia abbiamo ricevuto per poter partecipare al Corso Internazionale per Frati Carmelitani in formazione “sulle orme di Tito Brandsma” dal 22 luglio al 3 agosto scorsi. È passato già un mese e dietro invito a scrivere “qualcosa” sull'esperienza, ho qui sulla scrivania tutto il materiale ricevuto in quei giorni.

La prima cosa che vorrei e mi sento di esprimere è la gioia di aver potuto vivere “l’internazionalità dell’Ordine”, già, papa Francesco direbbe: “frati del Convento San Martino, sì; della Provincia Italiana, certamente; ma all'interno di un unico Ordine, facente parte della Chiesa di Gesù, aperta all'Umanità.”

Perché dico questo? Perché al di là del materiale cartaceo, multimediale, resta l’esperienza vissuta; restano nella memoria i molti volti incontrati in questa occasione: 45. Quarantacinque tra fratelli e sorelle, provenienti da tutto il mondo, che si sono aperti al conoscersi reciproco e alla comunione. È stato bello partire dal nostro convento per poi, via-via, incontrare confratelli all'aeroporto, all'arrivo, alla stazione, che man-mano si congregavano per raggiungere insieme l’Istituto “Titus Brandsma” di Nimega, sede della prima parte del corso.

Tutto sotto il Segno del Beato Tito Brandsma; due settimane intense nei luoghi dove lo stesso nostro fratello Tito ha vissuto, camminato, studiato, scritto, insegnato, predicato, sofferto e infine, si è offerto.


Vorrei proporvi, brevemente, l’iter svolto in quei giorni; oltre alla didattica, conferenze e studi, ci è stato saggiamente proposto un vero e proprio Pellegrinaggio nei luoghi del Beato Tito.

22 luglio: partenza da Fiumicino per Amsterdam, breve passeggiata nel centro per vedere la casa-rifugio di Anna Frank, i suggestivi canali e partenza in treno per Nimega, città dove Tito fu Docente e Rettore Magnifico dell’Università Cattolica. Accoglienza di benvenuto e ciclo di conferenze: 23-24 luglio (Tito come Carmelitano, di sr. Anne-Marie Bos; Tito e Maria SS.ma, di sr. Sanny Bruijns; Tito e la Poesia “O Gesù, quando ti contemplo”, di p. Kees Waaijman).

25 luglio: visita a Megen (sede del Ginnasio del giovane Tito), Oss (nostro Convento dove Tito ha vissuto, è rientrato dopo il Dottorato alla Pontifica Università Gregoriana di Roma e dove ha tenuto un Congresso Internazionale per i carmelitani in Missione), Boxmeer (nostro Convento, sede del Noviziato di Tito e nostro incontro con p. Falco Thuis già Priore Generale dell’Ordine; visita del Convento, dell’Archivio Provinciale e degli effetti personali di Tito). 26-27 luglio: conferenze (Tito come giornalista, Tito come Elia, di p. François Manga; Tito come scienziato, di p. Benny Phang; Mistica Carmelitana con p. Kees Waayman); 27 luglio: Festa Liturgica del Beato.

28 luglio: visita al Campo di Amersfoort, Campo di Lavoro dove Tito fu deportato dopo l’arresto a Nimega nel gennaio del 1942; il simbolo di questo Campo di Concentramento è una “rosa rossa” in quanto i deportati, costretti a lunghe ore di punizione, ritti in piedi, davanti al reticolato di filo spinato, immaginavano, al posto dei nodi spinati, tanti boccioli di rose rosse per poter combattere la sofferenza, vincere i momenti di depressione e continuare a sperare.

29 luglio, Domenica; Celebrazione Ecumenica, tempo libero per visitare la città (per gli audaci, noleggio delle famose biciclette) e grande festa internazionale dentro il nostro Convento di Nimega per salutare i fratelli e le sorelle che ci hanno ospitato, insegnato e mangiato con noi. Ci siamo scambiati dei regalini portati dalle nazioni di provenienza e, divisi in gruppi continentali, abbiamo proposto canti e balli tipici dei nostri Paesi. Il priore della casa, p. Paul, ha fatto eccezionali ritratti col carboncino a chiunque glielo chiedesse (quasi tutti !). Siamo stati anche intervistati e comparsi in un articolo di stampa locale.

30 luglio: partenza in autobus per la Germania con breve sosta al Monastero Benedettino di Maria Laach; arrivo alla città di Mainz, Convento dove Tito ha vissuto e diretto i lavori di ristrutturazione: tuttora abita p. Kleophas Iondemann che ha conosciuto personalmente il Beato Tito Brandsma. Grande accoglienza dei confratelli e spettacolare “Grigliata e Birra”. 31 luglio: meditazione sulle figure di “Tito e Rafael Tijhuis” a cura di fr. Andreas Scholten; trasferimento a Pullach – Monaco di Baviera.

Il Primo Agosto, nella suggestiva cornice del Castello, sede del nostro Ostello, il Priore Generale p. Fernando Millan Romeral ci ha presentato l’ultima conferenza dal titolo Tito come Martire.



Apice e fulcro del nostro Peregrinare è stata la giornata del 2 agosto interamente vissuta nel Campo di Concentramento di Dachau. Un giorno intero di meditazione dentro il Campo, ognuno al suo ritmo, per vedere, toccare e parzialmente intuire. Parlare di questi luoghi è sempre difficile, una descrizione sul tema in questione è sempre incompleta, non trasmette la totalità del dramma, di tragedia, di abominio, di crudeltà, di tortura, di orrore, di sterminio, di negazione, di morte. Le baracche e molti edifici del campo vennero distrutti; in seguito, sono stati ricostruiti alcuni di questi luoghi per poter mostrare le condizioni disumane riservate ai detenuti. Del Bunker, rimasto intatto, tornano davanti gli occhi alcuni scatti: il corridoio, più di 150 celle di detenzione e tortura, i graffi fatti con le unghie nelle pareti dei disperati, macchie di sangue, buchi delle serrature inquietanti, catene, spranghe, cancelli, sbarre, stanze per l’interrogatorio a doppie porte per isolare le urla delle sevizie, “come agnelli condotti al macello”.

Vivere una giornata intera, sotto il sole cocente, ci ha permesso di sperimentare una piccola sofferenza (nulla a confronto dei deportati), forse il digiuno sarebbe stato un supplizio con quel caldo insopportabile, ma passare molto tempo in quel luogo era possibile intuire i movimenti, le marce, gli estenuanti appelli, i passi, la denutrizione, la solitudine, i reticolati di filo spinato, il canale, il cigolio del cancello di ingresso (l’originale è nel museo), le camere a gas, l’inganno degli spogliatoi ad uso doccia, le camere a gas, i forni crematori, le infornate di due cadaveri alla volta per ciascuno dei tre forni, il posto di comando.

La Celebrazione della sera è stata davvero vissuta in piena Comunione con le Monache Carmelitane Scalze che vivono nel Monastero costruito laddove una volta c’era l’allevamento degli animali da cortile riservato alle Guardie SS. Qualche ora prima, noi tutti in Processione, assieme alla Priora e all’Economa del Monastero, ci siamo avviati al Museo del Campo e il Priore Generale p. Fernando ha scoperto e benedetto la targa a ricordo dei Frati Carmelitani deportati a Dachau.

Come italiano, mi è stato facile ricordare il due agosto, giorno del Perdono d’Assisi di san Francesco: “voglio che tutti siano in Paradiso” ma è stato assai difficile chiedere l’indulgenza in quel luogo; come pregare per i nemici? Per chi ti perseguita? Per chi ti odia? Per chi ti uccide? Pensare a tutti quei religiosi stipati nelle baracche 26 e 28 a loro riservate, spogliati dei loro abiti religiosi, del loro credo, delle loro origini e resi uguali dalle divise a righe, “non c’è più greco, né giudeo,…” ecco come credere a una possibile Comunione in quel deserto spirituale. La stessa percezione avuta nella Celebrazione Ecumenica della domenica a Nimega: protestante o cattolico che sia: “Prendete e mangiate Tutti, prendete e bevete”: il Comunicarsi, il fare Comunione.

Un momento di ricreazione nel Monastero del Preziosissimo Sangue di Dachau, ci ha permesso di ricevere una vista meravigliosa sull’immenso giardino e bosco delle Carmelitane Scalze. Dopo ore e ore passate nel luogo di morte, ha sottolineato il nostro Priore Generale nell'omelia, sembrerebbe come quel verde rigoglioso, in contrasto col cemento tenebroso del Campo di Concentramento, sia un dono di speranza; come se dopo la sofferenza, l’ingiustizia, la morte della Vita, ci aspetta un giardino, un Carmelo dove quel soffrire e morire trovano un compimento e una pace eterna.

La conclusione del corso è stata fatta durante la Celebrazione di chiusura presieduta da padre Benny, Responsabile Generale per la formazione, il 3 agosto nella Chiesa Santo Spirito di Pullach dove abbiamo letteralmente “bussato” e ci hanno aperto; siamo stato accolti e abbiamo usato gli spazi parrocchiali per lo scambio di impressioni nei gruppi di lavoro e la condivisione plenaria con i ringraziamenti a tutti: il Priore Generale p. Fernando, i traduttori p. Raul e p. Nicolas, gli organizzatori p. Benny, sr. Hettie, sr. Sanny e fr. Andreas, il nostro Web-Master p. Khua, i partecipanti, i relatori, i Provinciali e Formatori che ci hanno permesso di partecipare, le strutture che ci hanno ospitato, l’equipe per la Liturgia, tutti.


A fine sessione, è stata stilata una dichiarazione congiunta sull’intero corso che verrà sicuramente pubblicata a breve nelle lingue dell’Ordine.

La Vita di Tito Brandsma sia di sprone per tutti noi a donarci costantemente ai fratelli e sorelle, all'Ordine, alla Chiesa e al Mondo. Tito vive in Eterno, Amen !

Articolo pubblicato nella rivista: la Madonna del Carmine http://www.madonnadelcarmine.net/


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